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IL REGISTA

IL REGISTA

Dopo la maturità classica, Pietro Parolin, studia a Padova e si laurea in Lettere e Filosofia. Frequenta a Venezia un corso di produzione televisiva e cinematografica e lavora a Roma presso “Technovision” come video assist in diverse produzioni  televisive e indipendenti. Nel 2005 frequenta il Centro Sperimentale di Cinematografia a Milano e si diploma l’anno dopo in “sceneggiatura e produzione fiction”.  Lavora come sceneggiatore per “La Squadra”, “La Nuova Squadra”, come dialoghista nella serie Disney “Chiamatemi Gio’” e collabora con Fox e Lux Vide.

Come regista gira un cortometraggio per Sky Cinema dal titolo “La legna del vecio”, prodotto da CSC Production. È autore di narrativa e collabora con l’associazione padovana “Sugarpulp”, per la quale pubblica un racconto dal titolo “La caccia” da cui è tratto un audio libro per “Good Mood Edizioni”. Successivamente pubblica un racconto sul sito “Fatti italiani” dal titolo “Il possente Golia”.

Aderisce al progetto “Scuola Twain” e ne diventa docente, seguendo un percorso di volontariato culturale che mira ad affiancare gli insegnanti di lettere delle scuole medie e superiori, proponendo moduli di scrittura creativa, struttura narrativa e avviamento alla lettura. Nel 2012 vince il bando della Regione Veneto: “Analisi, studio e diffusione di opere culturali e multimediali giovanili”, grazie al quale può girare “Leoni”, il suo primo lungometraggio.

 

NOTE DI REGIA

Facciamo un salto indietro nel tempo e andiamo a pensare al sapore di una certa commedia all’italiana. Ripensiamo all’opera di Germi, “Signore e signori”, a quando Vincenzoni gli mise in mano il copione. Ripensiamo a chi ebbe la fortuna di vedere quel film al cinema, magari in Veneto, uscire dalla sala e andare al bar con gli amici a bere qualcosa e parlare di quello che avevano appena visto. È quel momento che ci interessa: la quotidianità di tante persone che si ritrovano in piazza, ieri come oggi, per parlare di qualcosa, nel bene e nel male. Questo sottofondo, questo brusio corale, è il tappeto sociale su cui si è costruito “Leoni”. Mescoliamo assieme una riflessione tragicomica sulla crisi, una frustata alle insicurezze umane e qualche tocco iperbolico per andare a far squillare un campanello, o almeno provarci, che tace da tanto tempo: quello della satira, pura, a tratti esagerata, mai volgare. E cerchiamo, come nella satira vera, quel tempo, quella pausa di silenzio tra un sorriso e un ghigno che spesso, se funziona, può caricarsi anche di commiserazione, non gratuita, costruttiva: vedremo come non bisogna comportarsi, per lasciare un solco di speranza nello sguardo dopo la visione.

 

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